La carne e l’onore by TITTI

La carne e l’onore by TITTI

autore:TITTI [TITTI]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura, Stranieri
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


L’immortale teatro di Mishima

Il Giappone dei letterati suicidi

Esistono canali di comunicazione segreta tra le diverse letterature del mondo, Borgers l’aveva capito. In un oscuro disegno universale Yokio Miscima sta accanto a Nietzsche e D’Annunzio, Akutagawa e Pirandello, Kawabata Yasunari e Joice, Dazai Osamu e

Baudekaire. Quali sono i tratti essenziali che uniscono questo Giappone letterario all’Europa. Questi tratti sono la dissoluzione dei valori tradizionali, la ricerca affannosa di un’identità al di là del conservatorismo tetragono e del progressismo xenofilo, il nichilismo, la morte, ma, soprattutto la rivolta contro un ordine mondiale disgregante: l’occidentalizzazione e l’american wai of life che ne deriva. Uno stile di vita che garantisce, si, libertà, democrazia e progresso, ma, può, al contempo, scatenare oscuri complessi al limite del solipsismo e del suicidio. Il Giappone è stato, forse il Paese che più al mondo ha vissuto questa lacerazione. Dominato dai samurai con la spada e chiuso il rigoroso isolamento per 250 anni, il Paese del sol levante ha dovuto, nel 1868, rinunciare all’etica del buschido – la via del guerriero del periodo Tokugawa – per trasformarsi in uno Stato moderno ed evitare di perdere l’indipendenza. Il costo di questa metamorfosi strutturale fu altissimo. All’inizio del XX secolo, il Giappone aveva costruito un nuova immagine ed essenza d se, ma cominciava a perdere altre, quelle legate alle sue tradizioni, al suo passato. Ed il letterato che registrava i segni del mutamento, non poteva che prenderne atto o, altrimenti, resistere ed impersonare, in tal modo, il ribelle jùngheriano che tenta pervicacemente di tradurre un realtà la sua simbologia opposizione al nuovismo. Un’opposizione che, in Giappone, è molto spesso l’anticamera dell’autodistruzione. Il seppuku, o, più volgarmente, harakiri, è, infatti, il segno peculiare nella sua letteratura e della sua storia, disseminate come sono da un’infinita quantità di letterati guerrieri e guerrieri letterati. Esaltati, rassegnati, rabbiosi, depressi, raramente normali, gli scrittori giapponesi hanno sempre voluto combattere contro un grande-disordine. Molti, durante questo secolo, hanno voluto resistere al tramonto degli dei imperiali. Yukio Mishima rappresenta l’apogeo di questo tramonto, l’ultimo raggio di un sole calante: il Dio del cielo giapponese, il tenno celeste detronizzato dal suo scranno imperiale dalle macerie radioattive di un Giappone distrutto, occupato e ricostruito dagli americani. Mishima è, per l’Occidente, l’antesignano di un certo tipo di opposizione.

Militarista, imperialista, barocco, d’annunziano, nicciano, reazionario, retrofilo, per la critica, egli ha sempre rappresentato il rigurgito di una storia indigestpma, per colui che sta dall’altra parte, Mishima è soprattutto la voce scomoda e stridente di chi ha il coraggio delle proprie idee ed ha il coraggio di difenderle a spada tratta: questo è proprio il caso di dirlo. Ma cos’ha di inquietante e di attuale, oggi il messaggio dello scrittore nipponico? Forse l’intuizione che la tra svalutazione dei valori annunciata da Nietzsche venne compiuta dai giapponesi in maniera eterodiretta e sotto la urgenza di un’era inaugurata tutta per loro, quella atomica. Ciò che fino ad allora era stato considerato grande, nobile e sacro venne improvvisamente disprezzato e screditato. La grande ansia orientale contrapposta all’ordine mondiale.



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